lunedì 17 gennaio 2011

Moving On

Per motivi di comodità ci siamo trasferiti su



questo blog rimarrà comunque come archivio, anche se tutti gli articoli qui presenti verranno trasferiti nel nuovo portale.

Continua...

martedì 9 novembre 2010

Curiosità...non tanto casuali.

Ho di me
stesso l'immagine di un uomo che, dopo aver cozzato contro tanti scogli,
ed aver evitato a malapena il naufragio, passando in una secca,
conservi ancora la temerarietà di mettersi per mare con lo stesso
battello sconquassato, con la stessa ambizione di tentare il giro del
mondo, nonostante malgrado queste circostanze disperate


David Hume , Treatise of Human Nature (1739 - 1740)



Vi ricorda nessuno?

Continua...

giovedì 9 settembre 2010

Misteri irrisolti?? Ecco tutte le risposte!

L'estate sta finendo, Lost ci ha abbandonati da più di tre mesi ormai e sono poche le novità all'orizzonte (i dvd in uscita, qui da noi, a fine mese e l'interessante Encyclopedia attesa per Ottobre).
Il tempo tiranno e gli impegni impellenti in altri settori impediscono aggiornamenti sostanziosi (e di carattere maggiormente scientifico) per questo blog e per il futuro più o meno prossimo non c'è da aspettare grossi cambiamenti rispetto a questo stato di cose.
Ciò, però, non ci impedisce di affrontare in questa sede un argomento di scottante attualità ed interesse. Come ben sapete il finale della sesta stagione ha lasciato dietro di se uno strascico di polemiche e critiche. Queste ultime, perlopiù, indirizzate alla proverbiale "mancanza di risposte" agli enigmi posti durante l'arco di cinque (la sesta nelle aspettative del pubblico doveva proprio essere quella della chiusura del cerchio) entusiasmanti stagioni televisive. La verità però, come andremo presto a scoprire, è un'altra. Lasciandoci pensare che evidentemente alcuni giudizi sono più figli della moda, ovvero del trend "fa figo parlare male di Lost", più che per sentenze basate su elementi concreti. Insomma, se la sesta stagione di Lost non ha convinto a pieno (e il sottoscritto rientra in parte nella categoria degli scontenti, e per approfondimenti in proposito rimando al post precedente) i motivi sono ben altri.


Ma veniamo al dunque...


La cara Lostpedia, sempre puntuale e attenta, fornisce nei meandri del suo sito un'interessantissima sezione che raccoglie tutti, ma proprio tutti, i misteri (e relative soluzioni) che si sono susseguiti nel corso della serie, e dalla quale si evince che le risposte fornite dagli autori (comprendendo anche i giochi collaterali e l'episodio extra 'The New Man In Charge') sono molte più di quelle che i detrattori (disonesti e con la puzza sotto il naso) vogliano farci credere.
Ecco il link alla nostra fida enciclopedia: http://lostpedia.wikia.com/wiki/Portal:Mysterious (il link è in inglese)

Ma come...ci sono alcune domande in questa lista che non hanno risposta!?!

E' vero, ma scopriamo insieme ("let's go find out" direbbe Christian Shepard) come è possibile con un po' di fantasia, ragionamento e deduzioni (in base ad altri elementi fornitici dalla serie stessa) arrivare a dare soluzione logica a qualsiasi enigma (anche quelli più bizzarri, come il primo) sollevato da Lindelof & Co.

1) Perchè il mostro produce dei rumori meccanici?

Semplicemente il mostro è di natura extra-umana. Capiamoci. Dovrebbe essere il male incarnato. Quando si muove nella sua forma fumosa per un qualche motivo che non segue le regole del mondo come lo conosciamo produce un suono che a noi ci ricorda qualcosa di meccanico.

2) Perchè Christian appare a Michael sulla nave anche se sappiamo che The Man In Black non può lasciare l'isola?

In teoria possiamo anche ipotizzare che il Christian che vede Michael sia in realtà lo spirito del vero padre di Jack e non l'ennesima incarnazione dell'uomo nero. Christian magari è andato lì per accogliere Michael nel purgatorio dopo che questi ha compiuto la sua prima missione di redenzione (non a caso vedremo Michael bloccato sull'isola insieme agli altri spiriti).
L'altra risposta è più semplice: Daniel Faraday ha parlato di raggio d'azione dell'isola. Ciò spiega perchè lui e quelli del gommone rimangono nello stesso spazio-tempo dell'isola mentre la nave no. Ma nessuno esclude che la nave nel momento in cui Man In Black vi appare sia ancora all'interno del raggio. Anzi, il fatto che Jin, dopo l'esplosione, si ritrovi ancora all'interno del raggio...ci fa pensare che effettivamente sia andata così.
Man In Black non può lasciare l'isola perchè è legato a doppia mandata con il cuore dell'isola stessa. Ciò non gli impedisce, però, di spostarsi a piacimento (e tramite i suoi poteri ESP) all'interno del raggio.

3) Perchè Malkin ha cambiato la sua predizione ed ha detto a Claire di dare Aaron in adozione ad un coppia di Los Angeles?

Sappiamo che gli Others (ma anche Widmore e Abbadon oppure la Hawking) hanno grande capacità economica e che alcuni membri (tra cui Richard, ma soprattutto Jacob) hanno coscienza del futuro e di chi sarebbe dovuto finire sull'isola. Perciò non è da escludere che abbiano dato dei soldi al truffatore Malkin affinchè convincesse Claire a fare questo viaggio.

4) Da dove derivano i poteri di Walt?

Domanda senza senso. E' speciale e basta. Un dono divino o particolari geni sviluppati lo rendono un ragazzo con poteri ESP.
I poteri extrasensoriali sono baggianate senza fondamento scientifico? Chi se ne frega!? Stiamo parlando di una serie tv di fantascienza!

5) Cindy è stata rapita o si è alleata con gli Others di sua spontanea volontà?

Seriamente....interessa davvero a qualcuno?
In ogni caso le immagini ci lasciano intendere che è stata rapita.

6) Perchè Cindy decide di rimanere con gli Others?

Perchè si accorge che non sono poi così malvagi e che hanno diverse comodità a disposizione rispetto ai poveri naufraghi. Inoltre può prendersi cura dei due bambini Zack ed Emma.

7) Perchè per entrare nel Tempio, Man In Black ha bisogno che Dogen muoia?

I poteri magici dell'isola vengono gestiti da Jacob, il quale ne ha affidati alcuni a Dogen nel momento in cui lo ha reso il maestro del Tempio.
Dogen quindi fa riferimento a tutto ciò che riguarda il luogo mistico dell'isola, compresa la cenere magica che serve a tener lontano il mostro.
Morto lui, ogni cosa da lui gestita perde potere a sua volta.

8) A chi appartiene l'occhio di vetro della stazione Arrow?

Presumibilmente si tratta di un occhio di vetro appartenente a Mikhail Bakunin. L'unico personaggio che conosciamo (e che ha libero accesso a tutte le stazioni dell'isola) cui manca un occhio.

9) Perchè Ilana si trova in un ospedale russo?

Le sarà successo qualcosa di grave. Ma purtroppo non abbiamo notizie sulla sua storia passata.
Ah..perchè in Russia? Beh...Verdansky mi sembra un cognome abbastanza russo.....

10) Perchè gli uomini della Black Rock sparavano contro la canoa di Locke e compari?

Probabilmente si trovavano sulla spiaggia con due canoe a disposizione, persa una si sono lanciati all'inseguimento dell'altra. Quale altro modo per raggiungere i ladri se non sparando?

11) Chi ha ucciso i passeggeri del volo Ajira e perchè?

Direi che sono stati gli uomini di Charles Widmore. Il quale non voleva ostacoli di alcun tipo nel compiere la sua missione.

12) Perchè la capanna poteva spostarsi?

Quello della capanna di Jacob (?) è certamente uno dei punti più oscuri della trama di Lost. Anche perchè è evidente che tante cose non ci sono state mostrate. Ma anche in questo caso è possibile fornire delle risposte adeguate.
Un essere capace di aprire delle manette a distanza di metri o di apparire all'interno di una stanza in un nave a largo di un isola, non può avere problemi a spostare dall'interno una piccola capanna.

13) Perchè Jacob ha abbandonato la capanna?

Non sappiamo perchè ha iniziato a vivere lì dentro. Però possiamo immaginare che in un qualche momento abbia deciso di chiudersi all'interno della capanna insieme al mostro facendosi circondare dalla cenere in modo da non poter farlo scappare o agire all'interno dell'isola manipolandone (o uccidendone) gli abitanti a suo piacimento.
In realtà è anche probabile che l'idea che la capanna fosse di Jacob è un mito creato ad arte da Man In Black in seguito al suo imprigionamento all'interno della stessa. Anche Ilana probabilmente non era a conoscenza di questa manovra del mostro e quindi Jacob si è trovato a dover indicare con il pezzo di stoffa la sua reale posizione (sconosciuta a tutti, tranne che a Richard e Man In Black).

14) Chi ha chiesto aiuto a Locke e perchè gli oggetti hanno incominciato a volare per aria?

Gli autori in questo caso probabilmente non avevano le idee chiarissime. Anche perchè Ben sembra sapere che "Jacob" non ami particolarmente la luce elettrica poco prima dello spettacolino spettrale, mentre in seguito affermerà di non aver mai visto Jacob all'interno della capanna. Insomma qui si sente puzza di incongruenza e non ci sono tantissime giustificazioni.
Per il resto è Man In Black a chiedere aiuto a Locke, facendo così scattare tutta la sua machiavellica architettura per rompere il loophole che gli impedisce di uccidere Jacob. Ovviamente è sempre il mostro, tramite i suoi soliti poteri, l'artefice degli oggetti volanti.

15) Di chi sono gli occhi visti da Hurley nella capanna?

E' Man In Black, il quale all'interno della capanna stava sperimentando qualche nuova "veste" (lo vediamo, infatti, poco prima nei panni di Christian Shepard seduto sulla sedia a dondolo).

16) Chi ha costruito il faro e quando?

Non sappiamo il quando, ma è stato costruito certamente da abitanti dell'isola sotto gli ordini dello stesso Jacob, il quale necessitava di questa magica costruzione per tenere d'occhio i suoi candidati anche a distanza.

17) Qual'è il nome di Mother e quali sono le sue origini?

Ha davvero importanza sapere il suo nome? Chiamiamola pure Eva, come è stato ribattezzato il suo scheletro da Locke.
Le sue origini si perdono nell'alba dei tempi, ma certamente sappiamo che è giunta sull'isola tramite un incidente. Forse era su qualche imbarcazione.

18) Come ha fatto ad uccidere tutti i Romani presenti sull'isola e a distruggere i loro villaggio e seppellire la Ruota?

In quanto protettrice dell'isola ha dei poteri. Magari è anche capace di trasformarsi in fumo nero e quindi avere una forza sovrumana.

19) Qual'è la relazione tra Mrs. Hawking e Brother Campbell?

Charles Widmore acquista regolarmente i vini prodotti dal convento di frate Campbell. La Hawking è in stretti rapporti con Widmore, probabilmente anche dopo aver abbandonato l'isola, e ciò ci lascia credere che Charles ed Eloise siano amici stretti del frate.

20) Perchè alcuni personaggi hanno poteri medianici?

L'isola è il tappo che permette al male di non spargersi nel mondo, ed inoltre sappiamo che vi vagano le anime all'interno.
Ciò spiega perchè Miles (cresciuto da piccolo sull'isola) abbia acquisito un certo tipo di rapporto con il regno dell'aldilà. Hurley ha questi poteri solo dopo essersene andato dall'isola la prima volta.
Senza alcun altro motivo logico, entrambi i personaggi (ma anche Man In Black) hanno una peculiare sensibilità che, grazie alle proprietà dell'isola, emerge.


E questo è tutto.


Andrea Belcastro

Continua...

martedì 8 giugno 2010

LOST at The End: analisi critica stagione per stagione

Non è un saggio serioso, ma una piccola (ed a tratti ironica) dissertazione critica su tutte le stagioni di Lost prese singolarmente ma con uno sguardo attento verso il disegno complessivo della serie.

In attesa dei prossimi due saggi ("Il Cinema di Lost" e "Lindelof & Cuse: discepoli di Stephen King") che spero di pubblicare quanto prima, vi lascio con questo riflessivo articolo per l'estate:


PRIMA STAGIONE


E' l'inizio della più grande avventura che la televisione abbia mai visto. Il Pilot è un doppio episodio formidabile e decisamente eccitante. Pone le basi per tante domande interessanti, da la giusta dose di misteri e presenta in maniera piuttosto convincente i numerosi personaggi che impareremo a conoscere nel corso della stagione.

I primi botti sono Walkabout e The White Rabbit. Si delineano in modo meraviglioso i personaggi di Locke e Jack e la loro dicotomia che arriverà fino alla fine. Due episodi capitali per l'economia generale della serie.

Nel resto della stagione ci sono parti buone, altre cattive ed alcune meglio riuscite. Non si può parlare di filler perché ogni episodio ci fa conoscere per la prima volta i vari personaggi, ed è questo uno dei punti a favore della prima stagione.

La cura per il dettaglio è maniacale. I dialoghi molto ispirati ed umani.

Peccato che alcuni attori mostrino diverse lacune...che fanno ringraziare il cielo di aver avuto forti innesti negli anni successivi.

Elementi cardine del plot narrativo sono certamente: il Mostro, the Hatch, Ethan e i presunti Altri,la Rousseau e la Black Rock , l'orso polare e i Numeri.


voto 8/10


SECONDA STAGIONE


Dopo un inizio meraviglioso e geniale. Dopo l'entrata in scena del clamoroso Desmond...questa è la stagione di Lost che soffre di più del navigare a vista degli autori.

Alcuni episodi sono vergognosi e di certi personaggi si sente più il peso che la qualità.

La questione del push-push è affascinante tanto quanto la misteriosa Dharma Initiative. Nonostante i vari dubbi che sorgono di fronte a puntate non proprio esaltanti seppur condite dalla solita dose di misteri, il ciclo finale è straordinariamente emozionante e ricco di eventi.

Peccato che il cliffhanger finale di Penny non sia stato sviluppato in modo approfondito...anzi..è forse una delle cose lasciate andare un po’ così...

E se nella precedente stagione i due episodi di Locke spaccavano i culi, qua manca il capolavoro che mette tutti d'accordo.

Tra le cose più positive: si incominciano ad intravedere le potenzialità di Henry Gale, colui che impareremo ad amare come Ben Linus.

Muoiono Shannon e Ana Lucia.


voto 7--/10


TERZA STAGIONE


La prima era di Lost si chiude qui. Il ciclo iniziale di sei puntate è qualcosa di assurdamente vomitevole ad esclusione del colpo di scena iniziale (che cita quello della seconda stagione), l’ ingresso dell'interessante Juliet (che alla fine del giro sarà la personalità femminile più convincente), i primi segnali precognitivi di Desmond e il sacrificio di Jack per permettere la fuga di Sawyer e Kate.

Quando Lost ritorna dopo la lunga pausa invernale fa il botto: Not In Portland e Flashes Before Your Eyes sono dei capolavori immensi, e se il primo ci da finalmente modo di capire alcune fondamentali dinamiche sugli Others, il secondo mostra l'immensa abilità degli autori di giocare con i propri personaggi e con l'intera trama della loro serie. Flashes è forse ancora oggi il punto più alto della serie. Dalla sceneggiatura alla recitazione per finire con l’impeccabile regia.

Purtroppo procedendo oltre incominciano a fioccare i filler che, pur aggiungendo qualche informazione qua e là, finiscono per irritare sia i fans che gli autori stessi...i quali supplicano la ABC di dar loro modo di programmare una fine.

I risultati arrivano, ed ad ottenerne beneficio sono soprattutto Locke e Juliet, che spadroneggiano in un modo o nell'altro. Il primo nella sua disperata ricerca della verità e di uno scopo, ci fa entrare nei meccanismi reconditi dell'isola ed inizia un rapporto di meraviglia cinematografica con Benjiamin Linus. Un duetto strabiliante.

La biondina è invece l'unico motivo che tien desto l'interesse verso le soporifere vicende dei restanti naufraghi originali...con la dovuta eccezione di Charlie. Che lotta, fino al finale, con amabile tenacia e la formidabile compagnia di Desmond (alla disperata ricerca della sua amata) per sfuggire ad un ineluttabile destino.

Il finale è poi un discorso a parte. Meriterebbe tante parole, e tante tante tante ne sono state dette. Jack incomincia a rivalutarsi come personaggio e gli autori, con una puntata costruita strepitosamente, riescono a cambiare le carte in tavola in modo geniale ed incredibile. Difficile immaginare di meglio...ed infatti non credo che dopo ci siano riusciti. Il grande merito futuro sarà quello di eguagliare più volte questo standard di qualità, rendendo Lindelof, Cuse e il loro team (arricchito dal diciassettesimo episodio in poi dal geniale Brian K. Vaughan) degli autori sopraffini e degni delle più grandi lodi.


voto: 9/10


QUARTA STAGIONE


La seconda parte di Lost, la seconda trilogia direbbe qualcuno. I primi otto episodi (con l'eccezione di quello su Juliet) mostrano come la nuova impostazione dia i frutti sperati, ed i capolavori di infilano uno dopo l'altro senza soluzione di continuità.

Nuovi strepitosi arrivi sull'isola: Faraday, Miles, Charlotte e Lapidus...danno un valore aggiunto a tutta la serie. E ringrazio con tutto il cuore gli autori per averci regalato questi personaggi.

L'episodio simbolo del nuovo corso è The Constant. Inarrivabile storia d'amore oltre i limiti dello spazio e del tempo. Le lacrime scendono e il mito di Lost sale.

I flasforward diventano a tempo pieno il nuovo meccanismo narrativo, e i risultati danno ragione agli autori: i noiosi flashback della seconda e terza stagione diventano solo un triste ricordo.

La brutta notizia è invece il clamoroso e lunghissimo sciopero degli sceneggiatori, che interrompe la meravigliosa favola e fa temere di vedere troncata di netto la stagione...

Le cose vengono recuperate in extremis, ma la sensazione è che qualcosa sia andata inevitabilmente persa. Anche se i livello degli episodi resta altissimo: The Shape Of Things To Come (scritto dalla nuova super coppia Vaughan/Goddard) è qualcosa di meraviglioso e ci consegna il meglio di Ben e dà pure profondità ad uno dei migliori comprimari della serie, ovvero Charles Widmore. Cabin Fever alimenta il mito di Locke, in una puntata tutta da gustare...ed il finale di stagione è un concentrato d'azione e scene memorabili. Anche se l'isola che si muove tramite la donkey wheel è una scelta fin troppo coraggiosa per essere apprezzata al meglio...

Lost incomincia a perdere molto dei suoi connotati human drama per accogliere a braccia aperte il fantasy e la fantascienza.

Purtroppo sono certo che senza lo sciopero avremmo avuto una stagione perfetta.


voto 9,5/10


QUINTA STAGIONE


Per la prima volta Lindelof e Cuse riescono a concepire e realizzare una stagione dall'inizio alla fine senza intoppi evidenti. Ed i risultati sono eccellenti: il nuovo meccanismo dei viaggi nel tempo funziona benissimo e consente anche di esplorare il passato dell'isola in maniera fluida. I primi sette episodi viaggiano alla velocità della luce con un ritmo ossessivo che mette a dura prova le coronarie degli spettatori...una corsa contro il tempo dura quasi quanto quella che devono affrontare Sawyer, Locke, Daniel, Miles, Juliet e Jin da una parte...e Jack, Ben, Kate e Sun dall'altra...una dicotomia (anche visiva ed artistica, oltre che narrativa) decisamente avvincente. Che culmina con la straziante morte di John Locke.

L'unico che pare un pesce fuor d'acqua è purtroppo Desmond. Decisamente mal gestito, seppur svolga un lavoro molto buono quando è chiamato in causa.

Dall'ottavo episodio in poi il ritmo cala...e si ritorna all'introspezione dei personaggi..ormai tutti calati in un realtà molto diversa. La storyline ambientata all'epoca della Dharma è molto interessante - anche se poteva essere sfruttata meglio in alcuni punti - ma c'è la sottile sensazione che si stia temporeggiando in attesa di qualcosa.

Quel qualcosa è la folle miccia innescata da Faraday che porta Jack a creare il famoso Incident. Che è anche il nome dell'incredibile season finale...puntata colossale che mozza il fiato per tutta la sua lunga durata. A partire dal clamoroso inizio con Jacob e Man In Black che stravolge tutte le carte in tavola facendoci rivedere tutta l'intera serie con occhi diversi (e sfido a trovare autori capaci di rivoltare come un calzino una serie con talmente tanta efficacia)...per arrivare al pathos dei momenti conclusivi...fino ad i colori invertiti della scritta finale.

Una stagione con mille elementi di discussione, mille particolari ed un approfondimento scientifico che aggiunge ancora più spessore alla serie.

Inoltre mi pare anche che la qualità della recitazione e degli elementi tecnici in generale siano aumentati in maniera esponenziale rispetto agli inizi.


voto 9,5/10


SESTA STAGIONE


La stagione che tutti attendevano. Dopo nove mesi di inenarrabile attesa, dopo un finale che lasciava aperte mille possibilità, gli autori decidono di provare a cambiare di nuovo le carte in tavola e di riconcentrarsi sui personaggi originali.

I flashsideways non convincono neanche un po’. I dialoghi sono molto curati, ma l'interesse è spostato altrove ed è davvero difficile trovare qualcuno che sia rimasto estasiato da questo nuovo modello narrativo. E purtroppo neanche la giustificazione dell'ultima puntata riesce a togliere il sapore di merda lasciato da alcuni episodi. Le premesse di LA X erano buone (come tutta la puntata, forse la miglior premiere di sempre) ed Happily Ever After arriva un po’ troppo in ritardo per risistemare le cose.

Sull'isola Man In Black la fa da padrone, ed è sinceramente tre tacche meglio di tutti gli altri. E sembra non esserci nessuno in grado di contrastarlo fin quando non arriva Charles Widmore, che fa un bel lavoro per rendere più interessanti le vicende.

Mancano gli episodi bomba delle precedenti stagioni ed il finale arriva inesorabile lasciando irrisolte alcune domande minori ed altro sapore merdifero sul palato (per la stagione in sé, non per la qualità, ottima, dell’ultima puntata). Inoltre i due episodi mitologici, per quanto siano fatti bene e con molti spunti di interesse, sembrano troppo affrettati e buttati via.... Un vero peccato, perché contengono vicende che avrebbero meritato una stagione intera per essere narrate con efficacia.

The End con queste premesse, e con stagioni meravigliose e pesanti alle spalle, riesce comunque ad essere il miglior finale possibile. Anche se poco coraggioso rispetto ad alcune scelte del passato (anche recentissimo) della serie.

Le ultime battute e sequenze sono da pelle d'oca e riconsegnano Lost alla storia degli audiovisivi e della nostra società.

Forse si poteva fare qualcosina di meglio quà e là...ma va benissimo così. Nessuno è perfetto.


Nota di merito: Michael Giacchino, musicista esagerato..che nell'ultima stagione raggiunge picchi assurdi.


voto: 7/10


Classifica finale:

1) Quarta e Quinta Stagione a pari merito
2) Terza Stagione
3) Prima Stagione
4) Sesta Stagione
5) Seconda Stagione


Continua...

venerdì 2 aprile 2010

Il club del libro: Lost e la letteratura




A differenza degli altri ambiti, per quanto riguarda le influenze letterarie confluite in Lost, sono stati gli stessi Lindelof e Cuse in prima persona ad indirizzare, in più occasioni, il loro pubblico verso i romanzi che hanno formato il loro background di sceneggiatori di successo. Nel sito ufficiale Lost Book Club il duo presenta una serie di libri, che ritengono molto importanti, con una lettera: «Quaranta libri nelle prime quattro stagioni di Lost […] alcuni letti da Sawyer, altri visibili qua e là nello sfondo, alcuni legati ai temi dello show […]. Per parafrasare uno dei nostri eroi Stephen King, per essere uno scrittore bisogna prima essere un lettore»[1]. Poche parole, ma efficaci, che ci permettono di capire la filosofia di lavoro dei due autori, di entrare nel dettaglio di molti di questi libri tramite una guida ufficiale e di aver conferma diretta di quanto grande sia l’influenza di un mostro sacro della letteratura pop del ‘900 come Stephen King in Lost. Ma quest'ultimo, considerata la vastità della produzione kinghiana, è un tema che riprenderemo in un prossimo articolo a parte concentrandoci, ora, sull'influenza intertestuale che la restante produzione letteraria mondiale ha avuto sul "nostro" serial.


Quella dell’isola deserta (apparentemente) e misteriosa su cui prendono piede le vicende dei relativi naufraghi è un’idea che è sempre stata input di tante storie e romanzi, basti pensare ai famosissimi Robinson Crusoe (1719) di Defoe e L’Odissea di Omero (facile il paragone tra Desmond ed Ulisse, entrambi naufragati e dispersi da anni con le loro mogli di nome Penelope in attesa del loro ritorno). Ma restando sul classico, l’opera (una commedia in questo caso) di questo genere che probabilmente mantiene più elementi in comune con Lost è la La tempesta (1611) di William Shakespeare, omaggiata direttamente nella serie tv tramite una delle stazioni DHARMA[2] (l’organizzazione che conduce esperimenti scientifici sull’isola) che porta lo stesso nome. Jacob come il Prospero di Shakespere, nell’episodio The Incident (5x16-17) tesse una trama in cui costringe gli altri personaggi a muoversi con il fine di indirizzarne i vari percorsi verso la sua abitazione (la grotta nel caso di Prospero). Inoltre, il mostro di fumo nero sembra avere la stessa funzione dello spirito di Ariel, evocato da Prospero e governato dalle pulsioni e dai desideri di alcuni abitanti dell’isola, ovvero quella di essere a difesa dell’isola stessa. Jacob, quindi, come quello che aiuta i cinque protagonisti de L’isola misteriosa (1874) di Jules Verne, appare come una sorta di deus ex-machina di un’isola fuori dallo spazio-tempo e non invecchia mai, proprio come i bimbi sperduti dell’isola che non c’è di Peter Pan (1904) di James Barrie. Mentre la DHARMA che omaggiava l’opera di Shakespeare, somiglia tanto alla popolazione che gestisce, tra esperimenti scientifici e sociali, la misteriosa Pala, ovvero L’isola (1962) di Aldous Huxley, e, non casualmente, l’attracco dell’isola in cui agisce la DHARMA stessa porta il nome del luogo sconosciuto descritto da Huxley.

Esperimenti ed isole sono gli argomenti principali di altri due romanzi cui Lost deve molto e che cita direttamente, ovvero Jurassic Park (1990) di Michael Crichton e L’invenzione di Morel (1940) di Adolfo Bioy Casares[3]. Nel primo caso, sia Lindelof che Abrams si sono sempre professati grandi ammiratori di Crichton per la sua capacità di raccontare storie di fantascienza, fornendo una base e una spiegazione scientifica plausibile con il contorno di personaggi comuni e di antieroi, esattamente ciò che Lost tenta di fare con i misteri che puntualmente propone. Se però i dinosauri non sembrano popolare l'isola di Jack e Locke, una misteriosa nuvola di fumo nero che assume le sembianze dei morti ed uccide a sua discrezione si aggira indisturbata tra le verdi pianure, ricordando moltissimo quella sorta di entità killer costituita da microparticelle frutto di esperimenti sulle nanotecnologie che è protagonista dell'ultimo grande romanzo firmato da Chricton prima di morire: Preda (2002). Ne L’invenzione di Morel, invece, abbiamo a che fare con un’isola segreta maledetta (con leggende che narrano di malattie nelle quali incorrono gli equipaggi delle navi che vi stanno nelle vicinanze; un po’ quello che vediamo accadere sul mercantile negli episodi 4x05 e 4x07) e apparentemente disabitata (nonostante vi siano delle costruzioni misteriose nel proprio entroterra) fino a quando il protagonista del racconto non incomincia a vedere persone che ogni giorno ripetono esattamente le stesse azioni, come in un eterno loop. Esattamente come le azioni reiterate di Horace nel sogno-premonizione di John in Cabin Fever (4x11).

L’aspetto sociale riguardo la sopravvivenza di un gruppo di persone su di un’isola deserta è un elemento centrale de Il signore delle mosche (1954) di William Golding, dal quale Lindelof e Cuse hanno tratto la divisione tra selvaggi (i sopravvissuti del volo 815) e i civilizzati (gli Altri) e il contrasto tra il protagonista uomo di scienza (Jack) e il suo antagonista uomo di fede (Locke).

Come abbiamo visto precedentemente, il viaggio nel tempo (mentale o corporeo che sia) è un elemento narrativo fondamentale nell’economia di Lost ed ovviamente le referenze culturali non si fermano al cinema, ma pescano a piene mani anche dalla letteratura di genere. In particolare, il protagonista Billy Pilgrim di Mattatoio n. 5 (1969) di Kurt Vonnegut, viaggia continuamente nel tempo, con stacchi improvvisi proprio come Desmond in The Constant (4x05) e, nonostante sappia quando morirà, non farà nulla per impedirlo con la consapevolezza tralfamodoriana[4] che niente può essere cambiato e che ogni evento è un piccolo tassello nel mosaico del tempo (il mantra “quel che è successo, è successo”). Il tema della linea temporale unica e dello scontro tra libero arbitrio e destino è centrale anche in un’opera come La fine dell’Eternità (1955) di Isaac Asimov, dove, come in Lost, alcuni individui illuminati compiono delle azioni affinché la storia segua un percorso preciso (come ad esempio fa Eloise Hawking in Lost), finché il tecnico Andrew Harlan non riesce a trovare il modo di spezzare questa catena e ridare la possibilità di una libera evoluzione all’umanità (un po’ come cercano di fare Jack e compagni in The Incident, quando provano a far detonare una bomba all’idrogeno per cambiare il corso degli eventi). Inoltre, per rimanere in tema, Lindelof ha disegnato il personaggio di Desmond (il viaggiatore nel tempo per eccellenza) come cultore di Charles Dickens, che nel suo Canto di Natale (1843) aveva inserito l’idea della possibilità di vedere la propria vita davanti a sè (cosa che vediamo accadere allo stesso Desmond in Flashes Before Your Eyes); ma si tratta anche di un omaggio di uno scrittore ad un suo antico collega, infatti anche Dickens aveva a che fare con la serialità, dovendo pubblicare i romanzi a puntate e, come Lindelof centosessant’anni dopo, utilizzava le coincidenze come stratagemma narrativo.

Quando i redattori di Bullz-Eye.com chiesero a Lindelof di scegliere un romanzo che i fans avrebbero dovuto leggere per capire Lost non ebbe dubbi nell’indicare Le cronache di Narnia (1950-1956) di Clive Staples Lewis per due motivi: «Primo, perché è una serie di libri che qualche volta traccia gli stessi personaggi ma altre volte li abbandona per focalizzarsi su altri personaggi completamente diversi e secondo, perché è una storia epica che si sviluppa verso una analogamente epica conclusione. Per questo penso che ci saranno diversi parallelismi tra questo universo e quello di Lost quando quest’ultimo sarà finito»[5]. Ma mancando ancora un anno a questo avvenimento, possiamo accontentarci di notare come il personaggio di Charlotte di cognome faccia Staples Lewis, e che da bambina abbia vissuto su questa magica isola dove il tempo non scorre come nel mondo esterno, esattamente come a Narnia. Oppure possiamo ritrovare la strada verso l’isola (come Jack, Sun e Ben) tramite una stazione della DHARMA chiamata The Lamp Post (La lanterna) ovvero lo stesso oggetto che segna il punto di passaggio tra il mondo reale e quello di Narnia.


Andrea Belcastro



[1] Lettera (completa e in inglese) di Damon Lindelof e Carlton Cuse in presentazione del Lost Book Club: http://abc.go.com/primetime/lost/index?pn=bookclubletter.


[2] Acronimo per “Department of Heuristics And Research on Material Applications” (Dipartimento di Euristica e Ricerca su Applicazioni Materiali).

[3] Entrambi sono presenti nel Lost Book Club, ma che troviamo menzionati in due episodi: in Exposè (3x14) quando Nikki dice a Paulo in riferimento all’ipotesi che il mostro sia un dinosauro: «quest’isola non è Jurassic Park». Mentre in Eggtown (4x04) vediamo Sawyer intento a leggere una copia de L’invenzione di Morel.

[4] Dal nome del pianeta sul quale viene trasportato da alcuni alieni che hanno una concezione totale del tempo. Un po’ come quella che sembra avere Jacob in Lost.

[5] Intervista a Damon Lindelof su www.bullz-eye.com (15-04-2009).

Continua...

lunedì 15 marzo 2010

Namaste!


E' con enorme piacere che vi presento questo nuovo progetto legato alla nostra amata serie Lost. Opera chiave del primo decennio degli anni duemila, il serial creato da J.J. Abrams e Damon Lindelof (ed in seguito, con il supporto magistrale di Carlton Cuse) è come ben saprete un prodotto di qualità straordinaria e di incredibile profondità contenutistica. Perciò, inserendosi in un vuoto presente nella sterminata lista di siti e blog dedicati alla serie, lo scopo di LOST Essays è quello di fornire a intervalli più o meno regolari una serie di saggi di carattere filosofico, scientifico e semiotico con l'intento di far luce su tutti i meccanismi narrativi che regolano questa perfetta produzione.
Detto questo, e sperando che gli intenti iniziali siano più chiari con il passare dei posts è bene fare due precisazioni:

1) Chi è interessato solo agli spoilers o alle news generiche su Lost, farebbe bene a direzionare il proprio sguardo verso gli ottimi Lost Discovery e Push The Button o, per chi mastica l'inglese, l'ottimo e aggiornatissimo Dark Ufo. Il nostro blog, di contro, punta "solo" all'approfondimento di alcuni determinati aspetti dello show di Lindelof & Cuse.

2) LOST Essays è aperto ai contributi di chiunque voglia partecipare. Se avete idee o avete voglia di approfondire qualcosa in particolare non esitate a contattarmi.

Dopo questa noiosa presentazione vi lascio alla lettura dei primi due contributi: Lost e i fumetti, che inaugura la serie di saggi dedicati all'intertestualità in Lost, e Mircea Eliade sull'isola sacra, che analizza, a partire dagli studi del noto teorico, la fondamentale matrice sacra che regola sin dalle origini le avventure di Locke e compagni.

Prossimamente: Stephen King in Lost: dalla Torre Nera ad IT; Il cinema di Lost.



Andrea Belcastro

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domenica 14 marzo 2010

Il fumetto come modello narrativo: l’ombra di Watchmen


«Non è come C.S.I […] dove puoi perdere qualche episodio e quando tornerai a vederlo, saprai sempre tutto. In Lost le cose sono diverse. È una serie che va affrontata come un libro e letta capitolo dopo capitolo […] perché altrimenti non capisci più nulla. Io e J.J. abbiamo cercato di replicare il modello narrativo dei fumetti con i quali siamo cresciuti da ragazzini»[1]. Quello con i fumetti è un rapporto che ogni scrittore americano (a maggior ragione se audiovisivo) ha ben radicato nel proprio Dna, vista la diffusione di questo mezzo espressivo, spesso quello più controcorrente ed intelligente, dagli anni ’40 in poi negli Usa. Lo stesso Damon Lindelof, pur partendo come autore televisivo, nel 2006 ha coronato il suo sogno producendo per la Marvel Comics la miniserie Ultimate Wolverine vs. Hulk. Ma a legittimare il legame di Lost con i fumetti, troviamo nel team creativo di scrittori/produttori gente come Jeph Loeb e Paul Dini, due affermati autori di comics, affiancati da un paio di anni da Brian K. Vaughan considerato, a ragione, il maggior talento del settore dell’ultimo decennio. La sua prima prova come autore in Lost è l’episodio Catch-22 (3x17) nel quale sin dalle prime battute possiamo ascoltare un dialogo tra Charlie e Hurley che discutono su chi sia più veloce tra Flash e Superman. Lo stesso Vaughan autocita il suo Y- L’ultimo uomo (2002-2007) quando, in The Shape Of Things To Come (4x09), vediamo Ben utilizzare un bastone telescopico per uccidere due beduini nel deserto tunisino, ovvero l’arma preferita dell’agente 355 nel fumetto. Citazione che Lindelof e Cuse restituiscono l’anno dopo in 316 (5x06) mostrando Hurley intento a leggere una copia di Y - L’ultimo uomo prima di imbarcarsi sull’aereo che lo riporterà sull’isola.

Quando Damon Lindelof affermò in un’intervista che «Watchmen (1986-1987) è la più grande opera narrativa mai prodotta»[2], probabilmente ritenne di essere stato poco chiaro e poco tempo dopo precisò di ritenerlo «il libro più bello che abbia mai letto e lo sarà per sempre. Non riesco a pensare a nessun altro che abbia scritto una cosa come questa o che lo potrà mai fare»[3]. Un pensiero probabilmente condiviso da molti, se il Time nel 2005 lo ha incluso nella sua lista dei 100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi [4] e il precedentemente citato Brian K. Vaughan ha ammesso di averne tratto l’ispirazione principale per iniziare a scrivere [5]. Appare ovvio che con premesse del genere, Lost alla fine risulti avere parecchi punti in comune con la celebre graphic novel scritta da Alan Moore e disegnata da Dave Gibbons, basti pensare al fatto che entrambe sono opere seriali (Watchmen uscì come una miniserie di 12 albi) e corali, con capitoli/episodi di approfondimento sui singoli personaggi tramite l’utilizzo appropriato di flashbacks. Inoltre, sia Watchmen che Lost sono note per l’attenzione maniacale per i dettagli, scena dopo scena, tavola dopo tavola c’è qualche elemento importantissimo nascosto a prima vista così come i riferimenti culturali elargiti in grande quantità. Se questi sono elementi comuni solo dal punto di vista strutturale, da quello narrativo non mancano di certo le somiglianze: ad esempio in Watchmen il Comico viene buttato giù da un palazzo dopo aver scoperto i piani del nemico, mentre in Lost lo stesso accade a Locke quando minaccia di rivelare i progetti fraudolenti del padre. Oppure l’isola nascosta agli occhi del mondo sulla quale Ozymandias spedisce degli scienziati a compiere delle ricerche (come quelli della DHARMA), o la storia del Vascello Nero (come la misteriosa Black Rock di Lost) ed ancora i poteri precognitivi del dr. Manatthan e di Desmond. E gli autori di Lost, da grandi amanti del lavoro di Moore, hanno pensato anche di citare i conati di vomito di chi viaggia nel tempo, come Spettro di Seta quando giunge su Marte e come Ben e Locke quando si ritrovano nel deserto della Tunisia dopo aver spostato l’Isola nello spazio-tempo.


Andrea Belcastro


[1] Damon Lindelof intervistato da Marco Spagnoli per www.fantascienza.com (13/06/2006).

[2]Intervista rilasciata a Jeff Jensen per Watchmen: An Oral History. Entertainment Weekly (25/05/2007).

[3]Intervista rilasciata a Mike Cotton per THE WIZARD Q&A: WATCHMEN. (21/07/2007).

[5] Cfr. Intervista rilasciata a Jon Lachonis per www.buddytv.com (22/09/2007).

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