martedì 8 giugno 2010

LOST at The End: analisi critica stagione per stagione

Non è un saggio serioso, ma una piccola (ed a tratti ironica) dissertazione critica su tutte le stagioni di Lost prese singolarmente ma con uno sguardo attento verso il disegno complessivo della serie.

In attesa dei prossimi due saggi ("Il Cinema di Lost" e "Lindelof & Cuse: discepoli di Stephen King") che spero di pubblicare quanto prima, vi lascio con questo riflessivo articolo per l'estate:


PRIMA STAGIONE


E' l'inizio della più grande avventura che la televisione abbia mai visto. Il Pilot è un doppio episodio formidabile e decisamente eccitante. Pone le basi per tante domande interessanti, da la giusta dose di misteri e presenta in maniera piuttosto convincente i numerosi personaggi che impareremo a conoscere nel corso della stagione.

I primi botti sono Walkabout e The White Rabbit. Si delineano in modo meraviglioso i personaggi di Locke e Jack e la loro dicotomia che arriverà fino alla fine. Due episodi capitali per l'economia generale della serie.

Nel resto della stagione ci sono parti buone, altre cattive ed alcune meglio riuscite. Non si può parlare di filler perché ogni episodio ci fa conoscere per la prima volta i vari personaggi, ed è questo uno dei punti a favore della prima stagione.

La cura per il dettaglio è maniacale. I dialoghi molto ispirati ed umani.

Peccato che alcuni attori mostrino diverse lacune...che fanno ringraziare il cielo di aver avuto forti innesti negli anni successivi.

Elementi cardine del plot narrativo sono certamente: il Mostro, the Hatch, Ethan e i presunti Altri,la Rousseau e la Black Rock , l'orso polare e i Numeri.


voto 8/10


SECONDA STAGIONE


Dopo un inizio meraviglioso e geniale. Dopo l'entrata in scena del clamoroso Desmond...questa è la stagione di Lost che soffre di più del navigare a vista degli autori.

Alcuni episodi sono vergognosi e di certi personaggi si sente più il peso che la qualità.

La questione del push-push è affascinante tanto quanto la misteriosa Dharma Initiative. Nonostante i vari dubbi che sorgono di fronte a puntate non proprio esaltanti seppur condite dalla solita dose di misteri, il ciclo finale è straordinariamente emozionante e ricco di eventi.

Peccato che il cliffhanger finale di Penny non sia stato sviluppato in modo approfondito...anzi..è forse una delle cose lasciate andare un po’ così...

E se nella precedente stagione i due episodi di Locke spaccavano i culi, qua manca il capolavoro che mette tutti d'accordo.

Tra le cose più positive: si incominciano ad intravedere le potenzialità di Henry Gale, colui che impareremo ad amare come Ben Linus.

Muoiono Shannon e Ana Lucia.


voto 7--/10


TERZA STAGIONE


La prima era di Lost si chiude qui. Il ciclo iniziale di sei puntate è qualcosa di assurdamente vomitevole ad esclusione del colpo di scena iniziale (che cita quello della seconda stagione), l’ ingresso dell'interessante Juliet (che alla fine del giro sarà la personalità femminile più convincente), i primi segnali precognitivi di Desmond e il sacrificio di Jack per permettere la fuga di Sawyer e Kate.

Quando Lost ritorna dopo la lunga pausa invernale fa il botto: Not In Portland e Flashes Before Your Eyes sono dei capolavori immensi, e se il primo ci da finalmente modo di capire alcune fondamentali dinamiche sugli Others, il secondo mostra l'immensa abilità degli autori di giocare con i propri personaggi e con l'intera trama della loro serie. Flashes è forse ancora oggi il punto più alto della serie. Dalla sceneggiatura alla recitazione per finire con l’impeccabile regia.

Purtroppo procedendo oltre incominciano a fioccare i filler che, pur aggiungendo qualche informazione qua e là, finiscono per irritare sia i fans che gli autori stessi...i quali supplicano la ABC di dar loro modo di programmare una fine.

I risultati arrivano, ed ad ottenerne beneficio sono soprattutto Locke e Juliet, che spadroneggiano in un modo o nell'altro. Il primo nella sua disperata ricerca della verità e di uno scopo, ci fa entrare nei meccanismi reconditi dell'isola ed inizia un rapporto di meraviglia cinematografica con Benjiamin Linus. Un duetto strabiliante.

La biondina è invece l'unico motivo che tien desto l'interesse verso le soporifere vicende dei restanti naufraghi originali...con la dovuta eccezione di Charlie. Che lotta, fino al finale, con amabile tenacia e la formidabile compagnia di Desmond (alla disperata ricerca della sua amata) per sfuggire ad un ineluttabile destino.

Il finale è poi un discorso a parte. Meriterebbe tante parole, e tante tante tante ne sono state dette. Jack incomincia a rivalutarsi come personaggio e gli autori, con una puntata costruita strepitosamente, riescono a cambiare le carte in tavola in modo geniale ed incredibile. Difficile immaginare di meglio...ed infatti non credo che dopo ci siano riusciti. Il grande merito futuro sarà quello di eguagliare più volte questo standard di qualità, rendendo Lindelof, Cuse e il loro team (arricchito dal diciassettesimo episodio in poi dal geniale Brian K. Vaughan) degli autori sopraffini e degni delle più grandi lodi.


voto: 9/10


QUARTA STAGIONE


La seconda parte di Lost, la seconda trilogia direbbe qualcuno. I primi otto episodi (con l'eccezione di quello su Juliet) mostrano come la nuova impostazione dia i frutti sperati, ed i capolavori di infilano uno dopo l'altro senza soluzione di continuità.

Nuovi strepitosi arrivi sull'isola: Faraday, Miles, Charlotte e Lapidus...danno un valore aggiunto a tutta la serie. E ringrazio con tutto il cuore gli autori per averci regalato questi personaggi.

L'episodio simbolo del nuovo corso è The Constant. Inarrivabile storia d'amore oltre i limiti dello spazio e del tempo. Le lacrime scendono e il mito di Lost sale.

I flasforward diventano a tempo pieno il nuovo meccanismo narrativo, e i risultati danno ragione agli autori: i noiosi flashback della seconda e terza stagione diventano solo un triste ricordo.

La brutta notizia è invece il clamoroso e lunghissimo sciopero degli sceneggiatori, che interrompe la meravigliosa favola e fa temere di vedere troncata di netto la stagione...

Le cose vengono recuperate in extremis, ma la sensazione è che qualcosa sia andata inevitabilmente persa. Anche se i livello degli episodi resta altissimo: The Shape Of Things To Come (scritto dalla nuova super coppia Vaughan/Goddard) è qualcosa di meraviglioso e ci consegna il meglio di Ben e dà pure profondità ad uno dei migliori comprimari della serie, ovvero Charles Widmore. Cabin Fever alimenta il mito di Locke, in una puntata tutta da gustare...ed il finale di stagione è un concentrato d'azione e scene memorabili. Anche se l'isola che si muove tramite la donkey wheel è una scelta fin troppo coraggiosa per essere apprezzata al meglio...

Lost incomincia a perdere molto dei suoi connotati human drama per accogliere a braccia aperte il fantasy e la fantascienza.

Purtroppo sono certo che senza lo sciopero avremmo avuto una stagione perfetta.


voto 9,5/10


QUINTA STAGIONE


Per la prima volta Lindelof e Cuse riescono a concepire e realizzare una stagione dall'inizio alla fine senza intoppi evidenti. Ed i risultati sono eccellenti: il nuovo meccanismo dei viaggi nel tempo funziona benissimo e consente anche di esplorare il passato dell'isola in maniera fluida. I primi sette episodi viaggiano alla velocità della luce con un ritmo ossessivo che mette a dura prova le coronarie degli spettatori...una corsa contro il tempo dura quasi quanto quella che devono affrontare Sawyer, Locke, Daniel, Miles, Juliet e Jin da una parte...e Jack, Ben, Kate e Sun dall'altra...una dicotomia (anche visiva ed artistica, oltre che narrativa) decisamente avvincente. Che culmina con la straziante morte di John Locke.

L'unico che pare un pesce fuor d'acqua è purtroppo Desmond. Decisamente mal gestito, seppur svolga un lavoro molto buono quando è chiamato in causa.

Dall'ottavo episodio in poi il ritmo cala...e si ritorna all'introspezione dei personaggi..ormai tutti calati in un realtà molto diversa. La storyline ambientata all'epoca della Dharma è molto interessante - anche se poteva essere sfruttata meglio in alcuni punti - ma c'è la sottile sensazione che si stia temporeggiando in attesa di qualcosa.

Quel qualcosa è la folle miccia innescata da Faraday che porta Jack a creare il famoso Incident. Che è anche il nome dell'incredibile season finale...puntata colossale che mozza il fiato per tutta la sua lunga durata. A partire dal clamoroso inizio con Jacob e Man In Black che stravolge tutte le carte in tavola facendoci rivedere tutta l'intera serie con occhi diversi (e sfido a trovare autori capaci di rivoltare come un calzino una serie con talmente tanta efficacia)...per arrivare al pathos dei momenti conclusivi...fino ad i colori invertiti della scritta finale.

Una stagione con mille elementi di discussione, mille particolari ed un approfondimento scientifico che aggiunge ancora più spessore alla serie.

Inoltre mi pare anche che la qualità della recitazione e degli elementi tecnici in generale siano aumentati in maniera esponenziale rispetto agli inizi.


voto 9,5/10


SESTA STAGIONE


La stagione che tutti attendevano. Dopo nove mesi di inenarrabile attesa, dopo un finale che lasciava aperte mille possibilità, gli autori decidono di provare a cambiare di nuovo le carte in tavola e di riconcentrarsi sui personaggi originali.

I flashsideways non convincono neanche un po’. I dialoghi sono molto curati, ma l'interesse è spostato altrove ed è davvero difficile trovare qualcuno che sia rimasto estasiato da questo nuovo modello narrativo. E purtroppo neanche la giustificazione dell'ultima puntata riesce a togliere il sapore di merda lasciato da alcuni episodi. Le premesse di LA X erano buone (come tutta la puntata, forse la miglior premiere di sempre) ed Happily Ever After arriva un po’ troppo in ritardo per risistemare le cose.

Sull'isola Man In Black la fa da padrone, ed è sinceramente tre tacche meglio di tutti gli altri. E sembra non esserci nessuno in grado di contrastarlo fin quando non arriva Charles Widmore, che fa un bel lavoro per rendere più interessanti le vicende.

Mancano gli episodi bomba delle precedenti stagioni ed il finale arriva inesorabile lasciando irrisolte alcune domande minori ed altro sapore merdifero sul palato (per la stagione in sé, non per la qualità, ottima, dell’ultima puntata). Inoltre i due episodi mitologici, per quanto siano fatti bene e con molti spunti di interesse, sembrano troppo affrettati e buttati via.... Un vero peccato, perché contengono vicende che avrebbero meritato una stagione intera per essere narrate con efficacia.

The End con queste premesse, e con stagioni meravigliose e pesanti alle spalle, riesce comunque ad essere il miglior finale possibile. Anche se poco coraggioso rispetto ad alcune scelte del passato (anche recentissimo) della serie.

Le ultime battute e sequenze sono da pelle d'oca e riconsegnano Lost alla storia degli audiovisivi e della nostra società.

Forse si poteva fare qualcosina di meglio quà e là...ma va benissimo così. Nessuno è perfetto.


Nota di merito: Michael Giacchino, musicista esagerato..che nell'ultima stagione raggiunge picchi assurdi.


voto: 7/10


Classifica finale:

1) Quarta e Quinta Stagione a pari merito
2) Terza Stagione
3) Prima Stagione
4) Sesta Stagione
5) Seconda Stagione


Continua...

 
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