venerdì 2 aprile 2010

Il club del libro: Lost e la letteratura




A differenza degli altri ambiti, per quanto riguarda le influenze letterarie confluite in Lost, sono stati gli stessi Lindelof e Cuse in prima persona ad indirizzare, in più occasioni, il loro pubblico verso i romanzi che hanno formato il loro background di sceneggiatori di successo. Nel sito ufficiale Lost Book Club il duo presenta una serie di libri, che ritengono molto importanti, con una lettera: «Quaranta libri nelle prime quattro stagioni di Lost […] alcuni letti da Sawyer, altri visibili qua e là nello sfondo, alcuni legati ai temi dello show […]. Per parafrasare uno dei nostri eroi Stephen King, per essere uno scrittore bisogna prima essere un lettore»[1]. Poche parole, ma efficaci, che ci permettono di capire la filosofia di lavoro dei due autori, di entrare nel dettaglio di molti di questi libri tramite una guida ufficiale e di aver conferma diretta di quanto grande sia l’influenza di un mostro sacro della letteratura pop del ‘900 come Stephen King in Lost. Ma quest'ultimo, considerata la vastità della produzione kinghiana, è un tema che riprenderemo in un prossimo articolo a parte concentrandoci, ora, sull'influenza intertestuale che la restante produzione letteraria mondiale ha avuto sul "nostro" serial.


Quella dell’isola deserta (apparentemente) e misteriosa su cui prendono piede le vicende dei relativi naufraghi è un’idea che è sempre stata input di tante storie e romanzi, basti pensare ai famosissimi Robinson Crusoe (1719) di Defoe e L’Odissea di Omero (facile il paragone tra Desmond ed Ulisse, entrambi naufragati e dispersi da anni con le loro mogli di nome Penelope in attesa del loro ritorno). Ma restando sul classico, l’opera (una commedia in questo caso) di questo genere che probabilmente mantiene più elementi in comune con Lost è la La tempesta (1611) di William Shakespeare, omaggiata direttamente nella serie tv tramite una delle stazioni DHARMA[2] (l’organizzazione che conduce esperimenti scientifici sull’isola) che porta lo stesso nome. Jacob come il Prospero di Shakespere, nell’episodio The Incident (5x16-17) tesse una trama in cui costringe gli altri personaggi a muoversi con il fine di indirizzarne i vari percorsi verso la sua abitazione (la grotta nel caso di Prospero). Inoltre, il mostro di fumo nero sembra avere la stessa funzione dello spirito di Ariel, evocato da Prospero e governato dalle pulsioni e dai desideri di alcuni abitanti dell’isola, ovvero quella di essere a difesa dell’isola stessa. Jacob, quindi, come quello che aiuta i cinque protagonisti de L’isola misteriosa (1874) di Jules Verne, appare come una sorta di deus ex-machina di un’isola fuori dallo spazio-tempo e non invecchia mai, proprio come i bimbi sperduti dell’isola che non c’è di Peter Pan (1904) di James Barrie. Mentre la DHARMA che omaggiava l’opera di Shakespeare, somiglia tanto alla popolazione che gestisce, tra esperimenti scientifici e sociali, la misteriosa Pala, ovvero L’isola (1962) di Aldous Huxley, e, non casualmente, l’attracco dell’isola in cui agisce la DHARMA stessa porta il nome del luogo sconosciuto descritto da Huxley.

Esperimenti ed isole sono gli argomenti principali di altri due romanzi cui Lost deve molto e che cita direttamente, ovvero Jurassic Park (1990) di Michael Crichton e L’invenzione di Morel (1940) di Adolfo Bioy Casares[3]. Nel primo caso, sia Lindelof che Abrams si sono sempre professati grandi ammiratori di Crichton per la sua capacità di raccontare storie di fantascienza, fornendo una base e una spiegazione scientifica plausibile con il contorno di personaggi comuni e di antieroi, esattamente ciò che Lost tenta di fare con i misteri che puntualmente propone. Se però i dinosauri non sembrano popolare l'isola di Jack e Locke, una misteriosa nuvola di fumo nero che assume le sembianze dei morti ed uccide a sua discrezione si aggira indisturbata tra le verdi pianure, ricordando moltissimo quella sorta di entità killer costituita da microparticelle frutto di esperimenti sulle nanotecnologie che è protagonista dell'ultimo grande romanzo firmato da Chricton prima di morire: Preda (2002). Ne L’invenzione di Morel, invece, abbiamo a che fare con un’isola segreta maledetta (con leggende che narrano di malattie nelle quali incorrono gli equipaggi delle navi che vi stanno nelle vicinanze; un po’ quello che vediamo accadere sul mercantile negli episodi 4x05 e 4x07) e apparentemente disabitata (nonostante vi siano delle costruzioni misteriose nel proprio entroterra) fino a quando il protagonista del racconto non incomincia a vedere persone che ogni giorno ripetono esattamente le stesse azioni, come in un eterno loop. Esattamente come le azioni reiterate di Horace nel sogno-premonizione di John in Cabin Fever (4x11).

L’aspetto sociale riguardo la sopravvivenza di un gruppo di persone su di un’isola deserta è un elemento centrale de Il signore delle mosche (1954) di William Golding, dal quale Lindelof e Cuse hanno tratto la divisione tra selvaggi (i sopravvissuti del volo 815) e i civilizzati (gli Altri) e il contrasto tra il protagonista uomo di scienza (Jack) e il suo antagonista uomo di fede (Locke).

Come abbiamo visto precedentemente, il viaggio nel tempo (mentale o corporeo che sia) è un elemento narrativo fondamentale nell’economia di Lost ed ovviamente le referenze culturali non si fermano al cinema, ma pescano a piene mani anche dalla letteratura di genere. In particolare, il protagonista Billy Pilgrim di Mattatoio n. 5 (1969) di Kurt Vonnegut, viaggia continuamente nel tempo, con stacchi improvvisi proprio come Desmond in The Constant (4x05) e, nonostante sappia quando morirà, non farà nulla per impedirlo con la consapevolezza tralfamodoriana[4] che niente può essere cambiato e che ogni evento è un piccolo tassello nel mosaico del tempo (il mantra “quel che è successo, è successo”). Il tema della linea temporale unica e dello scontro tra libero arbitrio e destino è centrale anche in un’opera come La fine dell’Eternità (1955) di Isaac Asimov, dove, come in Lost, alcuni individui illuminati compiono delle azioni affinché la storia segua un percorso preciso (come ad esempio fa Eloise Hawking in Lost), finché il tecnico Andrew Harlan non riesce a trovare il modo di spezzare questa catena e ridare la possibilità di una libera evoluzione all’umanità (un po’ come cercano di fare Jack e compagni in The Incident, quando provano a far detonare una bomba all’idrogeno per cambiare il corso degli eventi). Inoltre, per rimanere in tema, Lindelof ha disegnato il personaggio di Desmond (il viaggiatore nel tempo per eccellenza) come cultore di Charles Dickens, che nel suo Canto di Natale (1843) aveva inserito l’idea della possibilità di vedere la propria vita davanti a sè (cosa che vediamo accadere allo stesso Desmond in Flashes Before Your Eyes); ma si tratta anche di un omaggio di uno scrittore ad un suo antico collega, infatti anche Dickens aveva a che fare con la serialità, dovendo pubblicare i romanzi a puntate e, come Lindelof centosessant’anni dopo, utilizzava le coincidenze come stratagemma narrativo.

Quando i redattori di Bullz-Eye.com chiesero a Lindelof di scegliere un romanzo che i fans avrebbero dovuto leggere per capire Lost non ebbe dubbi nell’indicare Le cronache di Narnia (1950-1956) di Clive Staples Lewis per due motivi: «Primo, perché è una serie di libri che qualche volta traccia gli stessi personaggi ma altre volte li abbandona per focalizzarsi su altri personaggi completamente diversi e secondo, perché è una storia epica che si sviluppa verso una analogamente epica conclusione. Per questo penso che ci saranno diversi parallelismi tra questo universo e quello di Lost quando quest’ultimo sarà finito»[5]. Ma mancando ancora un anno a questo avvenimento, possiamo accontentarci di notare come il personaggio di Charlotte di cognome faccia Staples Lewis, e che da bambina abbia vissuto su questa magica isola dove il tempo non scorre come nel mondo esterno, esattamente come a Narnia. Oppure possiamo ritrovare la strada verso l’isola (come Jack, Sun e Ben) tramite una stazione della DHARMA chiamata The Lamp Post (La lanterna) ovvero lo stesso oggetto che segna il punto di passaggio tra il mondo reale e quello di Narnia.


Andrea Belcastro



[1] Lettera (completa e in inglese) di Damon Lindelof e Carlton Cuse in presentazione del Lost Book Club: http://abc.go.com/primetime/lost/index?pn=bookclubletter.


[2] Acronimo per “Department of Heuristics And Research on Material Applications” (Dipartimento di Euristica e Ricerca su Applicazioni Materiali).

[3] Entrambi sono presenti nel Lost Book Club, ma che troviamo menzionati in due episodi: in Exposè (3x14) quando Nikki dice a Paulo in riferimento all’ipotesi che il mostro sia un dinosauro: «quest’isola non è Jurassic Park». Mentre in Eggtown (4x04) vediamo Sawyer intento a leggere una copia de L’invenzione di Morel.

[4] Dal nome del pianeta sul quale viene trasportato da alcuni alieni che hanno una concezione totale del tempo. Un po’ come quella che sembra avere Jacob in Lost.

[5] Intervista a Damon Lindelof su www.bullz-eye.com (15-04-2009).

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